L’ARTE SIA CULTURA E NARRAZIONE DEL PRESENTE

L’Italia e il mondo del 2019 non esistono più. La nuova normalità, di cui persino le pubblicità parlano ogni giorno, è regolata da imposizioni e dispotismi avallati dall’intolleranza figlia della discultura e dell’ignoranza sull’essere umano. Mai come oggi, urge il bisogno di cultura, laddove l’arte ne è l’esercito più potente, per abbattere il tentativo manifesto di riproporre regole e norme di un fascismo che era meglio lasciare nel dimenticatoio, ma che unito a un’influenza spacciata per peste si è rigenerato nel covidiotismo.

L’ARTE DI DOMANI

Non appena sarà superata questa crisi politica definita sanitaria, saremo catapultati in un mondo in cui la depressione successiva al 1929 sarà la realtà. Un mondo di carestie, disoccupazione, ma anche di speranze e voglia di riprendere a vivere. I veri artisti racconteranno i prossimi anni, sviscerandone sogni, aspettative e drammi. Entrando nella storia dell’arte.

L’ARTE È LA PAURA DEI REGIMI

In qualunque regime, cultura e arte vengono sempre combattute. Perché spaventano. I regimi hanno bisogno dell’ignoranza, della cecità, della mancanza di spirito critico per fare proselitismo. Per far credere alla popolazione che siano democratici e dalla parte del bene.

PHILIPPE DAVERIO, STORICO PER COMPETENZA

Quando si parla di merito e di competenze, Philippe Daverio è il personaggio che viene subito in mente. Un uomo la cui cultura trascendeva i titoli e i pezzi di carta, in un mondo alla deriva in cui l’immagine e gli attestati valgono più della reale capacità.