Raffaello Sanzio

Raffaello Sanzio è stato uno dei più grandi geni dell’arte, una meteora, strappato alla vita troppo presto, ma che ha saputo lasciare in eredità capolavori inestimabili e insegnamenti ancora oggi fondamentali per gli artisti.

(Scritto da Pasquale Di Matteo – seguirà video su Scenari Culturali)

RAFFAELLO SANZIO, LA MORTE

Raffaello Sanzio moriva a Roma il Venerdì Santo del 1520.

Per la sua tomba nel Pantheon, Pietro Bembo compose l’epitaffio che recita: “Da lui, quando visse, la natura temette di esser vinta, ora che egli è morto, teme di morire.”

Persino la natura piangeva la scomparsa di un grande maestro dell’arte.

La notizia colse con stupore tutta Roma. Raffaello Sanzio era ancora nel pieno degli anni e nulla faceva presagire la tragedia.

E a Roma Raffaello aveva radicato la grandezza della sua arte. All’Urbinate si erano rivolti i più ricchi e potenti committenti d’Italia. Papa Giulio II, nel 1508, gli aveva affidato l’incarico di dipingere le Stanza della Segnatura. Leone X lo aveva preferito a Michelangelo, nominandolo architetto di San Pietro e soprintendente alle antichità classiche.

Il progetto più indicativo della maestria di Raffaello rimane quello per la realizzazione della residenza suburbana di Giuliano de’ Medici, sulle pendici di Monte Mario: Villa Madama, oggi sede di rappresentanza del Ministero degli Esteri.

Pasquale Di Matteo, scrittore, critico d'arte, opinionista, presto su Scenari Culturali
Pasquale Di Matteo, scrittore, critico d’arte, opinionista, presto su Scenari Culturali

Ciò che è stato effettivamente realizzato è solo una parte del progetto, di Raffaello, che prevedeva di erigere una sorta di antica dimora, con ippodromi, piscine, terrazzamenti, statue e bersò.

A Roma, secondo Giorgio Vasari, Raffaello ebbe anche qualche amore e fu molto apprezzato dalle donne.

Pare che ebbe anche una relazione con Margherita Liuti, la figlia di un fornaio di Trastevere.

Alla ragazza dedicò molti dei sonetti che accompagnano i suoi disegni e Johann David Passavant fu il primo a proporre di identificare con Margherita Liuti la giovane raffigurata in diversi suoi capolavori, come La Fornarina e La Velata.

La perla dell’acconciatura de La Velata e della Fornarina sarebbero un ulteriore elemento a conferma di tale tesi, poiché, in greco, perla si pronuncia μαργαριτάρι (margaritári).

RAFFAELLO SANZIO, FIRENZE

Raffaello si era formato a Firenze, dove era giunto intorno al 1504, quando la città stava vivendo un momento di grande fibrillazione artistica.

La città era assediata dai più grandi artisti dell’epoca: Filippino Lippi, Piero di Cosimo, Leonardo, Michelangelo sono alcuni dei personaggi impegnati nei vari cantieri in città.

Raffaello ebbe modo di studiare i capolavori dei maggiori artisti viventi, oltre a quelli realizzati dai fenomeni del Quattrocento, come Masaccio, Donatello e Luca della Robbia.

Gli anni di apprendistato a Firenze lo fecero maturare, allontanandolo da quanto appreso in precedenza dal padre, Giovanni Santi, dall’arte di Luca Signorelli, Bernardo Pinturicchio e, soprattutto, di Pietro Perugino. Maestri che, tuttavia, furono importanti per la sua formazione, così come le influenze di Piero della Francesca.

A Firenze realizzò opere importanti, quali: Madonna del Cardellino; il Ritratto dei coniugi Doni; Sacra Famiglia Canigiani.

RAFFAELLO SANZIO, L’ARTE

L’arte di Raffaello acquisì influenze michelangiolesche, sebbene con una minore torsione dei corpi, e adottò la soluzione leonardesca della poetica degli affetti.

Dama col Liocorno fu dipinta dal giovane artista proprio dopo aver visto la Gioconda, ancora in corso di esecuzione nella bottega fiorentina di Leonardo.

Dama col liocorno, Raffello Sanzio
Dama col liocorno

Il suo percorso artistico è una continua ricerca sulla composizione spaziale. In Raffaello prevale l’equilibrio delle forme e le sue opere manifestano un’atmosfera profonda, ottenuta grazie all’armonia degli impasti cromatici.

Le figure di Raffaello sono plastiche, vive, si staccano dagli sfondi. Raffaello dà vita alle forme e il movimento è, in parte, merito di quanto appreso da Michelangelo.

Raffaello ricorre spesso alla composizione piramidale, così come alla degradazione delle atmosfere. Questi sono elementi attinti da Leonardo.

La geometria delle opere di Raffaello presenta una serie di curve e controcurve che donano armonia ed eleganza alle scene, senza sminuirne la vitalità dei corpi.

Negli ultimi anni prima della morte, la pacatezza cromatica si farà più forte, donando una maggior drammaticità alle sue opere.

Prossimamente, un video di approfondimento su Raffaello sarà caricato per il programma Scenari Culturali.

© PASQUALE DI MATTEO – la riproduzione dell’articolo è vietata, anche soltanto di alcune parti.

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