MARC CHAGALL
Moishe Segal, divenuto famoso in tutto il mondo come Chagall, è stato un poeta figurativo, intriso d’amore e sentimento, nonché di valori biblici, sviscerati e declinati sulle tele con gli occhi attenti dell’artista e con l’ingenua, curiosa intelligenza del fanciullo.
di Pasquale Di Matteo
Moishe Segal nasce alla fine del diciannovesimo secolo; giovane bielorusso di origine ebraica, è destinato a divenire uno dei più grandi geni della Storia della Pittura.
Il suo nome russo è Mark Zacharovič Šagalov, abbreviato in Šagal, anche se sarà conosciuto al mondo con la versione francese, ovvero Chagall.
Morto a quasi 98 anni, con una carriera pittorica lunga 80anni, Chagall è uno degli artisti più prolifici e senza dubbio più longevi, la cui produzione spazia tra tele, acquerelli, acqueforti, vetrate, ceramiche, sculture… Un artista in senso assoluto, insomma.
La tradizione ebraica vieta la raffigurazione, soprattutto di oggetti e simboli sacri, così il giovane Chagall si avvicina all’arte solo grazie ai disegni di un amico.
Nel 1906, comincia a frequentare le lezioni di un pittore della città di Vitebsk, dove vive con la famiglia, prima di trasferirsi a San Pietroburgo per frequentare l’Accademia di Belle Arti.
Chagall vive alcuni anni a Parigi, prima di tornare in patria, dove mette su famiglia, quindi ritorna a Parigi, fa tappa a Berlino, infine, nel 1941, fugge negli Stati Uniti a causa della Seconda Guerra Mondiale.



Nel 1944, la moglie Bella muore a causa di un’infezione virale e l’artista cade in una profonda depressione, dalla quale riesce a uscire solo quando fa ritorno in Francia, stabilendosi in Provenza, dove incontra Virginia Haggard, dalla quale avrà un figlio.
Nel 1952, Chagall si risposa, con Valentina Brodsky.
Chagall conosce e frequenta il celebre Picasso, sempre più sulla cresta dell’onda, anche se tra i due non sfocia una vera amicizia, ma piuttosto un rapporto fatto d’amore e odio.
A un cronista del tempo, riferendosi a Picasso, Chagall dice: “ … Picasso dà sempre inizio a nuove mode. Dipinge due occhi su un sedere e tutti lo copiano”.
I due sono lontani anni luce quanto a stile, ma il pensiero del pittore russo su Picasso rimanda a quanto molti artisti di oggi pensano sulle avanguardie e fa riflettere.
Per Chagall sono fondamentali la Bibbia e la religione, tanto da intraprendere persino un viaggio per visitare i luoghi narrati nei testi sacri, tra Egitto e Palestina.
Tra il 1954 e il 1966, Chagall lavora assiduamente proprio ai diciassette grandi quadri che compongono il ciclo del Messaggio Biblico, traendo ispirazione dal Pentateuco (Genesi, Esodo) e dal Cantico dei Cantici.
Queste opere andranno a costituire il cuore del Musée National Message Biblique Marc Chagall a Nizza, inaugurato il 7 luglio 1973, nel giorno dell’ottantaseiesimo compleanno dell’artista, voluto da Chagall stesso, il quale è autore anche di alcune grandi vetrate sulla creazione e dello splendido mosaico esterno.

L’artista trasmetterà sempre i valori biblici all’interno dei suoi quadri, non mancando di sollevare malumori nel mondo ebraico, soprattutto per la sua interpretazione delle crocifissioni.
Chagall muore il 28 marzo 1985, nella sua casa di Saint-Paul-de-Vence.
L’arte di Chagall rappresenta mondi onirici, tuttavia, si tratta di elementi che non si riconducono alla scientificità del sogno presente nel Surrealismo.
Nelle opere dell’artista di origine ebraica, c’è assenza di gravità e i volti, i corpi, i particolari, vengono sradicati dallo sfondo, dal rumore di fondo, per diventare personaggi visti dagli occhi di un bambino, in un mescolarsi di ricordi dell’infanzia e di valori biblici.



Chagall è anche un attento poeta figurativo dell’amore, un sentimento viscerale che l’artista nutre per l’amata moglie, Bella, più volte immortalata sulle sue tele, dove fluttua nell’aria, eterea e gentile, essere intelligente ed esteticamente sopraffina.
E in quei movimenti leggiadri, vi sono tutto l’appagamento dell’amore, l’inebriante profumo che emanano gli innamorati, la freschezza che si respira quando si è sereni e in pace.
Chagall esalta lo stupore del bambino di fronte alle cose belle, ai veri valori della vita, a quelli importanti, e, attraverso le sue figurazioni fiabesche, egli esalta la purezza del sentimento e lo spessore dell’anima, ponendolo dinanzi a ogni altra cosa, riducendo il superfluo a mero orpello del vivere.
Nei suoi colori rarefatti, mai cangianti, l’esaltazione del bianco e del blu alimentano l’intimismo e la voglia di ricondursi all’amore e alla speranza, dando forma a un mondo in cui le favole possano svincolarsi dal surreale per farsi realtà.
Un’ingenua capacità di gioire delle cose, un’inclinazione allo stupore che è tipica dei bambini e che, da adulti, tutti dimenticano, tranne quelli destinati a grandi cose, come Chagall.
