I PRERAFFAELLITI, DA SOCIETÀ SEGRETA A MOVIMENTO CULTURALE
Nell’Inghilterra vittoriana, sette studenti della Royal Academy di Londra formarono la Confraternita preraffaellita, società segreta che si rifaceva all’arte medievale di stampo italiano, ritenuta più libera e aperta alla sperimentazione, rispetto alle rigide regole del loro tempo.
di Pasquale Di Matteo
I PRERAFFAELLITI: ORIGINI E TEMI
La confraternita preraffaellita non era esclusivo ambito della pittura, ma essa diede vita a un movimento culturale che prefigurava una commistione tra colore e parola, tra arte pittorica e letteratura, tanto che tra i primi soci vi fu anche Dante Gabriel Rossetti, pittore e poeta.
Vide la luce anche una rivista mensile, The Germ, Pensieri Verso la Natura in Poesia, Letteratura e Arte.
Fu un flop finanziario, con vendite dai numeri insignificanti, che costrinsero la rivista a chiudere dopo sole quattro uscite, tuttavia, giunsero forti apprezzamenti da una parte della critica e l’iniziativa editoriale esercitò un’importante influenza negli anni successivi.
I temi dei Preraffaelliti si rifacevano ai romanzi cavallereschi medievali e i pittori di questo movimento furono i primi a dipingere all’aperto, decenni prima degli Impressionisti.
Nella pittura preraffaellita vi è un’attenzione particolare alla natura, dipinta con accurata fedeltà, in cui sono inseriti soggetti della letteratura medievale, con scene dense di colore e che miscelano mondi onirici e fiabeschi alla cruda realtà, con richiami alle tematiche religiose e sociali, e alla magia delle tradizioni letterarie.
Una pittura che cerca di parlare all’anima, di lasciare esterrefatto l’osservatore, per attingere alla parte più recondita dell’essere umano, dove si nasconde il fanciullo capace di stupirsi.

La scelta del nome, Preraffaelliti, nacque quando, nel commentare La Trasfigurazione di Raffaello, uno dei soci fondatori, William Holman Hunt, affermò che, a suo giudizio, “Raffaello doveva essere condannato per il suo disprezzo grandioso del carattere semplice della verità, per la postura altezzosa degli apostoli e per l’atteggiamento non spirituale del Salvatore”.
Perciò, per i Preraffaelliti, tutto quanto successivo a Raffaello Sanzio era da rinnegare, anche se la loro pittura, pur agganciandosi allo stile precedente per ricchezza di segni e di simboli, esaltava un gusto moderno, con caratteristiche ben definite e molto lontane dall’arte medievale, di cui recupera solo il senso simbolico e alcune tematiche del periodo.

La tecnica del movimento prevedeva la stesura di uno strato di colore bianco sulla tela, sul quale venivano apposti i colori prima dell’asciugatura; ciò conferiva alle opere una luminosità simile alla prima arte rinascimentale.
La confraternita non durò più di cinque anni, ma il movimento si caratterizzò per una sua influenza molto importante nell’arte inglese, tanto che a metà del diciannovesimo secolo, l’arte preraffaellita era ammirata e fortemente emulata, nonché fonte di ispirazione per pittori di epoche successive, per letterati del calibro di Oscar Wilde ed Edgard Allan Poe e perfino per illustri fotografi, tra cui Emma Barton.
I PRERAFFAELLITI: CRISTO NELLA CASA DEI GENITORI
Si tratta di una tela che fu accusata di blasfemia non appena fu esposta, ma che in seguito fu riconosciuta come una delle maggiori opere di John Everett Millais, nonché capolavoro indiscusso del primo movimento preraffaellita.
Il dipinto raffigura una scena ricca di simboli che prefigurano la crocifissione del Cristo, ed è ambientata nel laboratorio di falegnameria di Giuseppe, dove, oltre al falegname, sono presenti sant’Anna, Maria, Gesù e un Giovanni Battista ancora fanciullo.
Gesù mostra alla madre una mano ferita con un chiodo che sporgeva da un’asse di legno, mentre Maria gli porge una guancia, con volto sofferente, quasi in previsione di quanto accadrà di più grave qualche anno più tardi, con la crocifissione.
Nel frattempo, sant’Anna è intenta a togliere dall’asse il chiodo che ha ferito Gesù, mentre Giuseppe si avvicina al figlio per accertarsi della gravità della ferita e Giovanni porta dell’acqua per lavare via il sangue, un chiaro riferimento al battesimo.
Sullo sfondo, attraverso la porta, si intravede un gregge si pecore, a simboleggiare i fedeli della Chiesa e il sacrificio di Gesù, agnello di Dio.
Gli arti nudi di Giuseppe furono motivo di forti critiche all’inizio, nella puritana Inghilterra vittoriana, tanto che Millais fu accusato di blasfemia per aver raffigurato la famiglia di Gesù come persone comuni.
I PRERAFFAELLITI: THE LADY OF SHALOTT
Questo dipinto di John William Waterhouse si ispira all’omonima poesia di Alfred Tennyson, basata su una leggenda arturiana, che vede una giovane donna imprigionata in una torre, da cui ella non può volgere lo sguardo alla finestra, per non essere colpita da una maledizione, perciò è costretta a osservare il mondo riflesso in uno specchio.
Un giorno, passa di lì Lancillotto, della quale la donna si innamora perdutamente, tanto da distogliere lo sguardo dallo specchio, per cercare l’uomo alla finestra; lo specchio si rompe e la donna capisce di essere maledetta, perciò decide di andare incontro alla morte.
In prima battuta, l’opera di Waterhouse si ispira ai temi del melodramma vittoriano, con la donna che abbandona una vita di castità per l’impurità generata dalla passione carnale, tuttavia, la storia della dama di Shalott emette richiami che oltrepassano i cicli cavallereschi, perché mette in luce anche il problema dell’isolamento personale, oltre a essere un primo approccio a una discussione sul mondo femminile.
Nella scena, la donna si lascia trascinare dalla corrente del fiume, con un crocifisso adagiato dinanzi, mentre il vento ha già spento due delle tre candele poste sulla prua della barca, a simboleggiare la fine imminente.
Le foglie che galleggiano sull’acqua sono il richiamo della vittoriana donna caduta, la donna che ha ceduto alle tentazioni della carne, inoltre ricordano l’autunno della vita.
Nei cerchi ricamati che adornano la barca, si ritrovano scene di quella vita negata alla donna, ch’ella è ora pronta a scoprire, in un simbolico auspicio di emancipazione che l’artista introduce con raffinata espressione stilistica, associata alla prepotenza del messaggio.
La donna tiene nella mano destra la catena con cui era ormeggiata la barca, un forte richiamo alla paura del viaggio che è metafora della paura di andare contro le convenzioni, di liberarsi dalle briglie delle regole per potersi emancipare.