SCEGLIERE DI VIVERE PER NON MORIRE
Uno studio di Science parla della pandemia almeno fino al 2025, con continue ondate e quarantene. Inevitabile affrontare il virus imparando a conviverci, perché quanto fatto fino a oggi disintegrerebbe il Paese.
di Pasquale Di Matteo
Se i risultati di questo studio fossero corretti, capite che parlare di chiusure sia l’ultima delle azioni da intraprendere. Già chiudere fino a fine 2020 sarebbe un suicidio per l’Economia italiana. Al 2025 ci arriveremmo con i lanciafiamme per le strade. Ma non di qualche pagliaccio prestato alla politica, bensì dei cittadini.
Perciò, è tempo che la ragione torni a governare le azioni, che i politici utilizzino il pensiero e si assumano le responsabilità per cui occupano i ruoli e percepiscono lauti stipendi.
Aprire tutto e subito! Ieri è già tardi.
In questa situazione, l’Economia è al collasso. Sia chi è costretto a non lavorare, sia le attività aperte, che comunque non possono pianificare per colpa dell’incertezza.
Ma se l’Economia si ferma, si chiudono i rubinetti dello Stato, perciò niente fondi per i sussidi, per le pensioni e nemmeno per le medicine negli ospedali e per gli emolumenti di medici e infermieri.
Con l’Economia in ginocchio, la salute diventa un lusso per i ricchi che potranno permettersi medicine e cliniche private. Agli altri resterà affidarsi alle chiese e ai santoni.
Imparare a convivere con i virus.
Ma come abbiamo vissuto con questa pandemia da ottobre 2019?
Molti ospedali, a cominciare da Lodi e Crema, hanno denunciato che dall’autunno dello scorso anno avevano notato polmoniti anomale. E, come giustamente fatto notare da molti, è impossibile credere alla favola per cui il paziente uno di Codogno abbia contagiato in tre giorni l’interna Italia settentrionale, mandando in tilt gli ospedali.
No, a mandarli al collasso sono stati i tamponi. Mezzi diagnostici che hanno dei limiti certificati persino dallo Stato che li somministra, facendo firmare un consenso in cui c’è scritto a chiare lettere che chi si sottopone al tampone ne riconosce i limiti diagnostici.
E gli ospedali si sono riempiti per colpa della Comunicazione dei media, di morti spacciati per il virus quando, in realtà, si tratta di morti per le comuni patologie che uccidono 650.000 Italiani all’anno. Ma c’era una positività al tampone con i limiti di cui sopra.
E, ancora, gli ospedali li hanno riempiti impedendo alla medicina di base di svolgere il proprio lavoro. Lo dimostra il fatto che tutti quei medici di famiglia che hanno continuato a curare i rispettivi pazienti a casa non hanno avuto particolari incidenze nelle morti in questi mesi. Come accaduto al dottor Munda, a Nembro, che a marzo e aprile perdeva un solo suo assistito tra i tanti malati del nuovo virus. L’unico che scelse l’ospedale alle sue cure.
E come si saranno curati quelli che avevano il virus a novembre, a dicembre 2019? Come quelli infettati a gennaio e a febbraio?
Come si è sempre fatto. Senza che gli ospedali fossero presi d’assalto da persone spaventate per febbriciattole e colpi di tosse e poi ricoverati se positivi al tampone, come invece avviene oggi. Senza la necessità di scene da Istituto Luce di mezzi militari che sfrecciano nel cuore della notte. Senza spacciare la foto delle bare accatastate a Lampedusa nel 2013 come quelle di un capannone di Bergamo.
Talvolta, non serve essere un medico e scrivere tante amenità come Burioni da arrivare a farsi diffidare dal proprio ospedale, fino a scomodare il Codacons, che ne chiede la chiusura dei profili social.
Talvolta, basterebbe usare semplicemente il cervello e il ragionamento.
E magari smettere di negare l’evidenza.
Il vero problema deriva dalle scellerate politiche di tagli. Quelle cominciate negli anni ottanta e su cui Mario Monti schiacciò l’acceleratore per eseguire gli ordini dell’Europa. Tagli per cui il Partito Democratico è il principale attore protagonista.
Bisogna perciò riqualificare la medicina sui territori, dando maggiore spazio alla medicina di base. Meno pazienti per ciascun medico a parità di stipendio.
Ampliare il numero di posti letto negli ospedali e assumere almeno in parte le migliaia di medici e infermieri tagliati in questi anni.
Occorre altresì rivedere i piani formativi nelle scuole di ogni ordine e grado, introducendo lo studio della Filosofia fin dalle elementari, come sostenuto, tra gli altri, da filosofi del calibro di Cacciari e Galimberti.
La Filosofia è la base del pensiero critico, ciò che più manca alla società odierna, plasmata in decenni in cui la tecnica e i tecnicismi venivano spacciati per panacee che offrivano un futuro e stipendi sicuri, ma che hanno generato tanti esperti in materie specifiche, ma incapaci di avere una mente davvero aperta al ragionamento. Perciò, inclini a fagocitare acriticamente ogni dato e qualsivoglia informazione.
Infine, svincolare i media dalla politica e dai finanziamenti pubblici sarebbe il passo decisivo per offrire un’informazione seria, libera e non faziosa. Avremo qualche agiografo dei governi in meno, ma scopriremo che cosa significhi avere la Stampa libera, visto che non siamo mai nei primi quaranta Paesi al mondo per libertà di stampa.
Noi che giudicavamo criminali i tagli alla Sanità abbiamo avuto ragione. Oggi è evidente.
Questa volta, fatevi un favore: ascoltateci.