COME SI COSTRUISCE UNA DITTATURA?
Tutti i dispotismi del passato sono nati grazie a una paura. Delle popolazioni oltreconfine, di una particolare etnia, di una formazione politica, di una nuova malattia…
di Pasquale Di Matteo
Chiunque abbia studiato le tecniche della Comunicazione in Sociologia o in Psicologia sa che i media sono strumento indispensabile per un dittatore. Un tempo il passaparola, poi la radio e primi documentari nei cinema. Oggi stampa e televisione.
Ma come si trasforma un Paese libero in una dittatura?
Per prima cosa, serve costruire una paura. Supponiamo una malattia. Si prende un nuovo morbo con effetti simili a patologie a forte trasmissibilità e si determina la possibilità di costruire una dittatura.
Si tirano fuori dal cassetto politiche che in tempi normali non sarebbero mai state accettate e le si attua. Si chiude il Parlamento, il presidente assume pieni poteri, senza che il popolo vada oltre qualche obiezione.
D’altronde, c’è la paura per il nuovo morbo e i provvedimenti vanno presi in fretta per salvare vite, perciò si presentano quelle che vengono definite Strategia della Distrazione e Strategia del Differire, ovvero far credere alla gente che un comportamento politico sia indispensabile a produrre un beneficio futuro perché c’è una paura che cancella ogni altra notizia.

Per esempio, gli aumenti alle forze dell’ordine e all’esercito non faranno notizia. La gente avrà altro di cui parlare.
A questo punto, il governo si ritrova più forte, senza alcuna opposizione e in grado di emanare leggi dal giorno alla notte, senza nessun vincolo costituzionale. D’altronde esiste la paura. Gli uomini delle forze dell’ordine e dell’esercito saranno pronti, in virtù degli aumenti in busta paga.
Ma soggiogare la popolazione in pochi giorni scatenerebbe una dura reazione da parte dell’opinione pubblica. Perciò la Strategia della Distrazione viene alimentata ogni giorno. Si prende il famoso morbo che presenta sintomi identici alle più comuni malattie e si contano tutti gli individui con quei sintomi tra i malati del nuovo morbo. Persino i decessi giornalieri vengono dirottati su questa nuova malattia. Stampa e televisioni presentano il conto ogni ora e la gente si fa l’idea che questa nuova malattia uccida centinaia di persone al giorno. Tanto è difficile che la popolazione sappia che in questo Paese immaginario muoiano 650.000 persone ogni anno e più di 70.000 per patologie che presentano sintomi identici alla nuova malattia.
A quel punto, dopo un paio di settimane, quando milioni di persone sono terrorizzate, ecco che il governo propone la soluzione: bisogna chiudere tutte le attività per evitare i contagi. La Strategia Problema – Reazione – Soluzione.
A quel punto, lo studioso di Comunicazione suggerisce al presidente di utilizzare le televisioni per parlare alla nazione. Non in maniera ferma e decisa, ma con un tono genitoriale, come si fa con i bambini.

Chi ha studiato Psicologia sa che gli individui non dotati di spiccata cultura sono propensi a sottomettersi nei confronti di chi parla loro a quel modo, perché sono facilmente suggestionabili da questa tecnica.
Al di là del tono, diventa fondamentale puntare tutto sull’aspetto emotivo, per evitare la razionalità. Meglio parlare dei morti e della virulenza del morbo, che delle cure e dei guariti. Evitare come la peste di citare il numero dei morti per le patologie simili. Proporzioni e paragoni sono dannosi per lo scopo e funzionali soltanto a generare dubbi.
Nello stesso tempo, i media vengono avvisati di non fornire i dati dei guariti. Non di cancellarli del tutto, ma di darne notizia alla fine dell’articolo, o in forma confusa, o comunque soltanto dopo aver pompato sui morti e i nuovi contagi. Di questi ultimi non bisogna più usare termini fino ad allora più appropriati, come portatori sani, poiché potrebbe indurre a riflessioni da parte del popolo. Meglio usare contagiati o infetti.
A quel punto, la fase successiva si concentra sulla propaganda. I media devono offrire spazio maggiore ai professionisti che approvino le politiche del governo contro la nuova paura. Anche se non sono virologi, ma esperti di zanzare. D’altronde non è difficile trovare medici con le tessere di uno dei partiti della maggioranza in tutto il Paese. Ancor più facile individuare personaggi noti e giornalisti tifosi di quei partiti, magari comprati con favori o ruoli importanti in futuro.
Vanno vietate assolutamente le forme di protesta sui social. Controllare tutti i termini e i concetti che possano andare contro alle politiche governative.
Sarà importante utilizzare scene a forte impatto emotivo. Camion militari che trasportano bare potrebbe essere eccellente. Tanto, i più non sapranno che nessuna agenzia di pompe funebri ha deficit di bare, visto che i morti saranno in linea con gli anni scorsi. E nemmeno si interrogheranno sul perché i mezzi militari verranno utilizzati soltanto in un paio di occasioni e solo in una città del Paese.
Altro aspetto fondamentale, la Strategia della mediocrità alla moda.
In ogni generazione, esistono personaggi mediocri idolatrati da larghe fette della popolazione, soprattutto giovani e persone di scarsa cultura. È necessario individuare i più famosi e chiedere loro collaborazione per diffondere e sponsorizzare le politiche del governo.
Passano le settimane, spesso mesi, i media bombardano l’opinione pubblica con dati esasperati creati ad arte. Tutti i morti per le più comuni patologie vengono spacciati per uccisi dal morbo. Basta una diagnosi di positività e il gioco è fatto. Nuove regole, sempre più stringenti, per offrire una soluzione.
Libertà soffocate un pezzetto per volta, secondo la Strategia della Gradualità, o quella che i nonni chiamavano della rana bollita. Solo quando le persone si abituano a una restrizione moderata, se ne determina un’altra più stringente, fino allo Stato di polizia.
Infine, la strategia più potente di tutte: la Strategia del Rafforzare l’autocolpevolezza.
La popolazione deve essere indotta a pensare che ciò che sta accadendo sia colpa di chi non rispetta le regole. La malattia avanza non perché avviene ogni anno o è inarrestabile, ma perché non si rispettano le nuove imposizioni.
Ciò serve a rendere nemiche quelle persone che, grazie a uno spessore culturale superiore, riescono ad analizzare la situazione, scoprendo l’inganno, e che non si fanno fare il lavaggio del cervello dai talk show e dalle pubblicità, orientati alla “nuova normalità”. Chiunque analizzasse, verrebbe alienato dalle masse ignoranti, le quali, sebbene prive di argomentazioni, useranno la teoria delle etichette: affibbieranno a chiunque si ponga domande delle etichette. Le più gettonate sono: tuttologo, filosofo (in senso dispregiativo), negazionista (nel senso di negare l’evidenza di quanto ottriato dai media). Fino alle offese.
Ora, ipotizziamo che il fine del governo di questo Paese immaginario sia quello di entrare a far parte di un’unione continentale che stava per essere distrutta dai mutamenti politici in molte nazioni. E immaginiamo che i più grandi gruppi bancari del pianeta stessero per saltare in aria per le bolle dei prestiti alle famiglie.
E supponiamo che, grazie a questo morbo killer, che ha gli stessi sintomi delle malattie preesistenti (influenze e polmoniti), anche i governi delle nazioni vicine applichino le stesse strategie e con gli stessi risultati. E se anche le politiche non fossero così stringenti, i media sarebbero pronti a ingigantirle per farle apparire identiche a quelle prese nel Paese immaginario di cui stiamo raccontando.
Gli effetti delle chiusure e delle nuove politiche dispotiche dei governi costringeranno i presidenti, ormai trasformati in dittatori, a chiedere prestiti. Trilioni di dollari che le banche centrali stamperanno dal nulla per darli al FMI e alle banche, per poi veicolarli agli Stati. A quel punto, i guadagni che derivavano dai prestiti alle famiglie si spostano sui prestiti agli Stati. Trilioni di dollari.
Gli aiuti in cambio di lacrime e sangue, quelle che in una situazione normale sarebbero state respinte al mittente, verranno chiesti dalla stessa popolazione, disperata in molti settori per l’impossibilità di lavorare e di fare la spesa.
E ipotizziamo che molti dittatori abbiano interessi nei grandi gruppi miliardari che sviluppano medicinali e vaccini… Un successo planetario.
E supponiamo che la seconda economia mondiale abbia un forte interesse nella produzione di questi medicinali e vaccini…
Qualcuno si lamenterà comunque, è inevitabile.
A quel punto, il dittatore metterà sul piatto promesse e ristori, per lo più inesistenti e che non arriveranno, ma a livello mediatico sarà un successo per i seguaci, sempre più numerosi, mossi dalla paura e da quella che si chiama Sindrome di Stoccolma. Tali seguaci non crederanno a chi affermerà di non essere stato aiutato.
Chiunque dissentisse nelle piazze, verrebbe definito esagerato, criminale, con secondi fini o guidato da gruppi di estremisti. Si farà leva sulla parte di popolazione con entrate sicure, che non rischia nulla, magari dopo un bel aumento degli emolumenti.
A qualcuno potrebbe sembrare che mi sia inventato queste strategie per fatti avvenuti in questi mesi, ma non è così. Sono anni che in Psicologia e in Sociologia si studiano queste tecniche. Uno dei più grandi cognitivisti del mondo, Noam Chomsky, vi ha studiato per decenni.
George Orwell ipotizzò queste condizioni nei suoi romanzi quasi un secolo fa.
Ma poiché in Italia si studia poco, si legge meno, e i fan della TV sono numerosissimi, non è difficile credere che quanto scritto possa verificarsi e che il nostro possa diventare un giorno il Paese immaginario.
Basterà inventarsi una malattia. Serve soltanto un laboratorio situato in un Paese in cui non si rischino infiltrazioni di giornalisti della stampa libera. E che sia di proprietà di una dittatura e di un paio di nazioni dell’unione continentale che era destinata al fallimento. Meglio se politicamente in contrasto con la prima economia mondiale.
Vi viene in mente qualcosa…?