I BAMBINI SONO I VERI ARTISTI
Nel mio mestiere, incontro artisti di ogni genere. Alcuni talentuosi, con tanto da dire, con o senza tecnica sopraffina. Altri improvvisati e senza anima. Ma i più grandi restano sempre i bambini.
di Pasquale Di Matteo
Sono moltissimi gli artisti che ritengono di essere il nuovo Picasso. Al contrario, altri non hanno stima di sé: sono questi gli estremi del grande contenitore che raccoglie gli attori del panorama artistico italiano.
Nel mezzo, ci sono artisti che hanno molto da raccontare e che sviscerano il presente andando oltre lo strato apicale dell’immagine e la superficialità del senso visivo, oggi imperante in ogni aspetto della nostra società del finto benessere e dell’apparire a ogni costo.
Eppure, gli unici artisti davvero liberi e capaci di dare solo se stessi nell’arte sono i bambini.
Questi, infatti, sono svincolati da tecniche di disegno e di pittura. E nemmeno hanno pregiudizi dettati da visioni politiche o da vincoli sociali.





Un bambino mette nel disegno tutto se stesso, fin dal momento in cui prende il foglio in mano e lo posiziona sul banco, perché già l’uso dello spazio è un’importante manifestazione dell’inconscio.
Poi, durante il disegno, i bambini non hanno alcuna inibizione a condizionare le scelte del colore, dei tratti, tanto meno dei soggetti da rappresentare.
Il bambino è un vero artista perché ciò che rappresenta è la mappa della sua anima, che si esprime attraverso la voce dell’inconscio, e nel farlo non ha paura di sporcarsi le mani, la faccia, i piedi, perché non gli interessa il giudizio altrui, ma solo esprimere quanto sente straripare da dentro.



Ecco perché io insisto sull’emozione, sul racconto e sul concetto quando giudico gli artisti.
La tecnica si apprende studiando e sperimentando, mentre la capacità di essere artista è innata e bisogna preservarla dagli schemi imposti dall’uomo, dalla società di appartenenza, dall’ambiente, dalla religione e perfino dalla stessa tecnica, che quando soffoca l’espressività non è un valore aggiunto ma si trasforma in un limite.
Perciò, chi vuole essere artista, e non un semplice pittore, deve lasciare spazio al bambino racchiuso in sé, lasciando andare la mano e la fantasia dove vogliono, senza inibizioni o paure, senza pensare ai giudizi altrui, che sono e resteranno sempre un affare degli altri e non sotto il proprio controllo.
Inoltre, un’opera senza anima, senza una parte dell’artista, resta una dimostrazione tecnica, che vale il costo del colore e dei materiali impiegati, mentre, quando un pittore mette tutto se stesso su una tela, quando esprime concetti attingendo dai meandri più reconditi della propria intimità, quando si mette a nudo, certamente sarà oggetto di critiche, persino di sberleffi, talvolta, ma chi ha empatia e la capacità di leggere la sintassi dell’anima comprenderà il valore elevato di quanto osservato.





D’altronde, è inutile girarci intorno: i pittori dell’epoca classica sono diventati grandi in virtù della dimostrazione tecnica, anche perché non erano liberi di esprimere concetti o visioni, ma erano ostaggio delle commissioni richieste dalla Chiesa o dagli aristocratici.
Dopo l’avvento della macchina fotografica, il ricordo è diventato ambito dei fotografi e i pittori si sono svincolati da questa prigione. Tuttavia, se da una parte ciò ha liberato il vero artista, si è trovato spiazzato chi oltre la tecnica non ha nulla da dire, perché ha il vuoto dentro.
Luxuria e il Critico d’Arte, Pasquale Di Matteotheopa pasquale di matteoPasquale Di Matteo
Pasquale Di Matteo con il Prof. Vittorio SgarbiCritico d’Arte Pasquale Di Matteo
Perciò, se siete animati da un sentimento viscerale e non soltanto dalla narcisistica voglia di mostrare competenze tecniche, partite dal vivere quotidiano e raccontatelo, raccontando ciò che siete, cosa pensate e, soprattutto, cosa provate, usando la sintassi dell’anima.
Chi mette a nudo se stesso non sbaglia mai e arriva sempre a chi ha competenze ed empatia per comprendere la sintassi dell’anima e la grammatica del colore, mentre non sarà compreso da chi non è niente senza tecnica e nozionistica.
Proprio come accade ai bambini.