ARTE O ARTIGIANATO?
Nel mondo dell’arte si fronteggiano due schieramenti opposti: chi sostiene la bellezza e chi il concetto. Chi è incatenato al classicismo e chi sa leggere il nostro tempo.
di Pasquale Di Matteo
Spesso per giustificare il fatto che si faccia esporre chiunque, altre volte per reale convinzione, sono diversi i critici che ritengono la bellezza elemento indispensabile per giudicare un’opera d’arte. Legati ai vincoli scolastici del classicismo e di un tempo sempre più lontano da noi. Sradicati dal presente.
Tuttavia, per reggere tale tesi, giudicano bella ogni opera di chi paga e, ovviamente, tutto ciò che si fa esporre.
Inoltre, cos’è la bellezza?
A questa domanda, i famosi critici rispondono che la bellezza è la gradevolezza dei colori, l’armonia delle forme e tutto ciò che appaia bello agli occhi.
A questo punto, sorge spontanea la domanda: cosa si intende per gradevolezza dei colori, armonia delle forme e quando ciò si determina? Si potrebbe parlare del PHI, la proporzione divina…
Ma non mi interessa la risposta, anche perché non ne esiste una giusta in assoluto. Piuttosto, mi preme far notare che, ragionando in questi termini, ogni opera giudicata brutta dal senso visivo non sarebbe arte.
Perciò, tali critici distruggono capolavori di artisti straordinari come Picasso, Basquiat e moltissimi altri.
Per esempio, Il Vecchio Chitarrista Cieco di Picasso, il cui protagonista è volutamente deforme, con artigli al posto delle mani, non certo gradevole agli occhi, bensì inquietante, risulterebbe un’opera mediocre. Perché, secondo i critici della bellezza, tale opera non ne rispetta i canoni.
Senza parlare dei lavori di Basquiat, che verrebbero giudicati banalmente degli schizzi da bambino dell’asilo. La frase che puoi trovare sulle labbra di chiunque di arte non capisce nulla.

Allo stesso tempo, una qualsiasi natura morta, un paesaggio rurale e un ritratto ben eseguiti sarebbero dei capolavori.
Tuttavia, mentre nel caso della citata opera di Picasso e nei lavori di Basquiat c’è del concetto e si affrontano tematiche importanti e profonde, nei casi del ritratto, della natura e del paesaggio rurale non c’è nulla. Solo esercizio tecnico.
Ovviamente, con ciò non sto asserendo che qualunque paesaggio, ritratto o natura sia priva di messaggio, ma solo che, giudicando un’opera in base alla bellezza, si imbocca una strada sbagliata per il nostro tempo.
Al contrario dei critici della bellezza, io ritengo che arte sia comunicazione, perciò una qualunque opera priva di messaggio non è arte. Se ben eseguita, potrà trattarsi di un buon lavoro artigianale, ma non di arte.
E nemmeno si può tirare in ballo la tecnica, poiché se è vero che questa aiuta nell’espressione artistica, non conta nulla se manca l’oggetto dell’espressione.
Come una grande cantante che interpreti un brano mediocre, per intenderci.
Ecco perché ritengo che l’arte non sia per tutti, proprio in virtù del fatto che chiunque può studiare e assimilare le tecniche pittoriche, ma la capacità di sviscerare i temi del vivere, per poi declinarli sulla tela, è una qualità innata che necessita di un’anima empatica, in grado di analizzare e trasformare in sintassi cromatica le sensazioni provate.
Quindi, ciò che differenzia un artista da un semplice pittore è proprio il concetto.
Non a caso, gli stessi grandi del passato non sono tali per la tecnica, ma principalmente per i messaggi e i contenuti delle loro opere.
E, proprio come non tutti i cantanti sanno scrivere capolavori, non tutti i bravissimi pittori riescono a diventare artisti.