IL BIPOLARISMO CANCELLA I CINQUE STELLE
Se la vittoria del SI al referendum era scontata, visto che la gran parte dei partiti si è schierata per il taglio dei Parlamentari, fa rumore il ribaltone della guida delle Regioni e ancor di più la polverizzazione dei Cinque Stelle. Umiliato dal voto e dalla scarsa affluenza. Per anni ci hanno raccontato che gli Italiani esigevano un taglio dei Parlamentari, ma uno su due non si è recato a votare. Il Movimento di Grillo non esiste più.
di Pasquale Di Matteo
Era solo il 4 marzo 2018, ma sembra un secolo fa. IL Movimento Cinque Stelle superava il 33% dei voti alle Politiche, con punte vicine al 48% nelle regioni del sud, e diventava il primo partito in Italia.
Sono bastati due anni e mezzo per polverizzare milioni d voti. E non poteva essere altrimenti, visto che sono stati gli stessi esponenti dei Cinque Stelle a stracciare una pagina dopo l’altra il programma presentato agli elettori quel 4 marzo.
Doppio mandato, no Tav, No vax, lotta all’Europa, mai con il PD…
Tutto è stato buttato via. Non importa più se gli alleati sono inquisiti, “il cancro d’Italia”. Adesso sono i buoni perché tengono in vita Conte.
Ma dopo questo voto?
Il Movimento Cinque Stelle è al 3% in Veneto e il suo massimo lo raggiunge in Puglia, sfiorando il 10.
Un disastro. Il pilastro del governo non esiste più. Così come è mutata la geografia politica. E ora le regioni formano un fronte compatto in opposizione all’esecutivo.
Nel 2018, ben 15 regioni italiane erano governate dal CSX. Dopo il voto del 20 e 21 settembre 2020, soltanto 5.
Il CDX è vincente nel Nord, con numeri plebiscitari, e competitivo in tutto il Paese.
Inoltre, Puglia e Campania sono rimaste al CSX solo grazie al protagonismo dei governatori uscenti, non certo per il discreto successo del PD, verso il quale Emiliano e De Luca sono in aperto contrasto.
Quella parte di elettorato che era fuggita dal PD di Renzi per dare fiducia ai pentastellati è comunque tornata all’ovile, delusa da politicanti inadeguati e incoerenti, capaci di rinnegare tutto pur di restare ancorati alle poltrone.
E la vittoria del SI è una vittoria che passa in secondo piano, poiché ha votato soltanto un Italiano su due. Evidentemente, la grande voglia di tagliare i Parlamentari era una fissa tutta grillina, tant’è che la grande affluenza prevista non c’è stata. Inoltre, con il Si hanno vinto tutti. Gran parte delle opposizioni era schierata a favore del SI. Non è un voto pro o contro il governo.
Il SI serve alla casta per aumentare il potere dei partiti sul Parlamento, per dare più peso alle trame di palazzo. Ovvio che puntassero tutti al SI. Perciò sono contenti tutti.
Gli unici scontenti sono i Costituzionalisti, guarda caso. E i padri fondatori si ribalteranno nelle tombe, visto il triste risultato per la Democrazia. Tuttavia per chi è convinto che la presa di Roma avvenne nel 1970, come la Bellanova, non può essere un dramma.
Ma le Regionali sono uno schiaffo al governo. Forte, sonoro, da Ko. E non soltanto perché i Cinque Stelle non governano neppure una Regione.
Da un 4 a 2 per il CSX, è finita 3 a 3. E in Toscana c’è stata una battaglia al cardiopalma. Persino le Marche non sono più rosse, per la prima volta nella storia d’Italia. Un segnale inequivocabile. Una voglia di cambiamento costante e sempre più travolgente. E ora che tutte le Regioni hanno rinnovato le proprie giunte, il tracollo del CSX è evidente: da 15 a 4 del 2018, anno in cui ci furono le ultime Politiche, si è passati al 14 a 5 a favore del CDX. (Non si calcola la Val d’Aosta).
Da aggiungere anche la perdita di un seggio in Senato, dove già oggi i voti della maggioranza sono risicati. Per le elezioni supplettive, infatti, il CDX mantiene il seggio che aveva in Veneto, mentre il Movimento perde quello che aveva in Sardegna, sempre a favore del CDX.
Tuttavia, il grande vincitore di queste votazioni è stato il bipolarismo. Messo in disparte dal Movimento 5 Stelle si è preso una rivincita.
L’elettorato, valutando che la presunta onestà non significa competenza, ha votato per le destre o per le sinistre. I 5Stelle sono tornati marginali come dieci anni fa.
Proprio per questa ragione, ora l’esecutivo ha grossi problemi di tenuta. I numeri dicono che le destre sono maggioranza nel Paese. Affermano anche che il PD è il primo partito della coalizione di governo e che i 5Stelle contano un 3% al nord e meno del 10 al sud.
Quasi impossibile che non arrivi il MES e che qualcuno possa mettere in discussione una qualsiasi richiesta del PD.
E no, non è colpa degli Italiani, cari amici pentastellati, ma di chi ha rinnegato il programma elettorale presentato agli elettori. Di chi andava contro l’acquisto degli F35 e poi li ha ritenuti indispensabili. Di chi sbraitava contro l’Europa e poi si è fatto suo maggiore sponsor. Di chi proclamava un massimo di due mandati e poi ha fatto marcia indietro. Di chi era scettico sui vaccini e ora è pro Vax…
Se esistessero il pudore e la coerenza, e visto che si voleva introdurre il legame tra poltrona e programma presentato agli elettori, i pentastellati si sarebbero dovuti dimettere da Camera e Senato in massa.
Intanto, messi alla prova, giungono le prime condanne. Il sindaco di Torino, Appendino. Per coerenza dovrebbe rimettere il proprio mandato e uscire dal Movimento.
Ma immagino inventerà l’ennesima scusa alla Di Maio.
Perché si può fare ancora peggio del disastro di domenica e lunedì. Si può scendere sotto il 4% e sparire per sempre.