PABLO PICASSO, L’ARTE DELLA SPERIMENTAZIONE
Pablo Ruiz Picasso, divenuto celebre in tutto il mondo con il cognome materno, è stato uno dei più grandi pittori della storia, capace di dividere le masse e di tracciare nuove vie nelle terre non ancora esplorate della pittura.
di Pasquale Di Matteo
Pablo Ruiz y Picasso è nato a Malaga, il 25 ottobre 1881, e morto a Mougins, l’8 aprile 1973, attraversando tutte le fasi più buie e significative che hanno caratterizzato il ventesimo secolo e sconvolto l’umanità intera come mai prima nella storia, consegnando un mondo assai diverso alle generazioni future.
Dopo una fase iniziale in cui si firma con il suo cognome, il pittore decide di utilizzare quello della madre, in seguito a dissapori con il padre, in merito alle sue frequentazioni parigine e alle sue sperimentazioni pittoriche.
Gli esordi di Picasso come pittore, scultore, genio dell’arte cubista, si possono annoverare tra il 1906 e il 1907, periodo in cui vede la luce l’opera considerata da molti la più significativa e famosa della sua carriera artistica, Les Demoiselles D’Avignon, lavoro in cui già si nota la ricerca di una tecnica innovativa, di un uso della forma singolare e dell’amalgama di spazio e colore che lui darà in eredità al futuro dell’Arte, tracciando percorsi fino ad allora sconosciuti.
Attraverso la sua ricerca e la sua sperimentazione, Picasso giunge a una sintesi intellettuale capace di mettere in discussione l’impressionismo, dando forma alla figura da diversi punti di vista, differenti angolazioni, in una nuova tridimensionalità in grado di conferire vita ai suoi colori, di aumentarne la volumetria, in maniera così tanto potente da arrivare a dissolvere l’immagine scomponendola e ricomponendola in soggetti multiforme.
Con Picasso, protagoniste diventano geometrie taglienti, a volte persino spigolose, capaci di incastrarsi in soluzioni bizzarre, contorte, in cui lo spettatore si sente ribaltato da proiezioni impossibili.
Picasso si lascia trasportare dalla sperimentazione, fino a giungere a uno stile sintetico, laconico nella sua forza rappresentativa, in cui si ritrovano influenze dell’arte egizia e dell’arte africana, dove fili scuri e chiari si intersecano in contorni, dando vita a forme ed espressioni che esulano dai canoni figurativi del suo tempo.





Picasso giunge a realizzare l’opera Les Demoiselles D’Avignon dopo gli anni che si ricordano come il periodo blu, quelli dal 1902 al 1904, e il periodo rosa, a cavallo tra il 1904 e il 1906, anni in cui le sue opere vedono per protagoniste figure malinconiche e silenziose, la cui angoscia è accentuata dalla freddezza del colore blu, per poi assuefarsi, come un dolore che scompare, con il prevalere di una monocromia sempre meno cupa, fino alla più serena luminosità del colore rosa, come ne I due Saltimbanchi, del 1901.
Ma l’originalità di Picasso non si manifesta soltanto attraverso la pura espressione dell’immagine in sé, ma è raccontata soprattutto con i temi trattati nelle sue opere, in cui i protagonisti sono quelli già cari ai post-impressionisti, quali la povertà e la solitudine vissute da una buona fetta della popolazione europea, spinta dalla nuova locomotiva del progresso e della modernità verso gli albori di un secolo tra i più sanguinari e crudeli della storia.
Questi sono gli anni che introducono Picasso al Cubismo, mentre, successivamente, l’artista si farà più analitico e sintetico, conducendolo a scomporre i soggetti per giungere poi di nuovo a opere realistiche, fino a farsi sedurre dai temi cari al Surrealismo, come in Guernica, del 1937, dove descrive il bombardamento tedesco che rase al suolo la cittadina spagnola, in cui l’assenza di colore alimenta un groviglio di visi stravolti, di corpi deformati, dando voce al nitrito di un cavallo agonizzante, in quello che è un vero e proprio manifesto universale contro la guerra.
Picasso, oltre a essere uno degli artisti più prolifici di sempre, detiene numerosi record di vendite all’asta delle sue opere, insieme a Leonardo da Vinci e a Vincent Van Gogh.