SVILIMENTO CULTURALE
L’odio e l’avversione nei confronti dell’avversario politico hanno raggiunto livelli disumani. Ciò è dovuto in buona parte allo svilimento culturale del Paese.
di Pasquale Di Matteo
“In fondo, se l’è cercata. Se lo merita.”
Queste sono le frasi che vanno per la maggiore in queste ultime ore. Dopo che Matteo Salvini è stato aggredito da una donna prima di un comizio.
Non oso neppure immaginare se la donna fosse stata di destra e il malcapitato un esponente pentastellato o del Partito Democratico.
Fiumi di parole sulla violenza, la barbarie e un marasma di retorica.
Ma a parti inverse ciò non avviene. Perché?
In primo luogo perché a sinistra c’è sempre stata una sorta di auto convinzione di essere migliori. Più belli, più amati, più acculturati. Quelli nel giusto, insomma.
E non fa niente se costoro sono quelli che hanno disintegrato il mondo del lavoro, cancellato le vertenze nazionali, annichilito l’articolo 18 e legalizzato contratti precari e lavoro a chiamata.
Ma Salvini se l’è cercata perché semina odio. Secondo loro, ovviamente. Però, poiché essi credono di essere il Verbo, non è un’opinione. Per loro è così. Punto, come direbbe il loro attuale capo alla guida bizzarra del Paese.
Tuttavia, al di là delle convinzioni di queste persone intellettualmente misere, esiste la realtà. E ci dice che gli stessi miseri sono capaci di minacciare di morte un ristoratore soltanto per aver confermato la prenotazione di Matteo Salvini. È accaduto in Toscana, durante la campagna per le prossime Regionali.
E sono gli stessi che sostengono che Salvini abbia sequestrato delle persone su una nave, ma che tengono entrambi gli occhi chiusi quando al suo posto c’erano e ci sono altri.
Un tempo, l’avversario politico era uno da battere con la dialettica, sui temi. Non per vincere, bensì per affermare ideologie. Oggi, invece, le ideologie sono morte. Il Movimento 5 Stelle è passato dall’essere anti casta a parte di essa. Era contrario a smantellare la democrazia, mentre oggi chiede di proseguire sulla lista della P2 già tentata dal PD nel 2016. Quello stesso PD che era il “cancro dell’Italia” e ora è il più fedele alleato, per cui si fanno campagne elettorali in appoggio.
E il PD, da partito dei lavoratori a quello delle banche in meno di vent’anni?
No. Oggi l’unica ideologia è la poltrona. Una volta posato il deretano sopra, niente deve staccarli.
Allora, l’avversario non è più anche un possibile amico, con cui andare a cena dopo un duro scontro in Parlamento, ma un nemico da “asfaltare”, “distruggere”, “annientare”.
Ciò è dovuto anche all’imbarbarimento culturale e dell’istruzione.
Ormai da decenni, si spingono i giovani a non intraprendere studi umanistici, con l’assurda scusa che la Filosofia e la Storia non portino a un lavoro.
Come se essere ingegneri informatici a millecinquecento euro, alle dipendenze di qualcuno, fosse un vanto.
E, pur con tutto il rispetto per chi intraprende percorsi di studi professionalizzanti, (infermieri, ingegneri, informatici, tecnici vari), lì mancano la cultura di livello superiore e l’apertura mentale che soltanto le materie umanistiche possono dare.
Se poi consideriamo il fatto che in Italia si legge pochissimo, il quadro sotto il profilo culturale e desolante.
E non mi interessa il numero dei laureati. Philippe Daverio ha dimostrato come senza laurea si può diventare comunque il numero uno. Bastano l’impegno e la sete di conoscenza.
Ma la spinta agli studi professionalizzanti fa parte di un disegno che tende a creare dipendenti eccellenti nelle mansioni chiamati a svolgere, ma che, al tempo stesso, non abbiano gli strumenti necessari per avanzare richieste e per difendere i propri diritti.
Una situazione valida anche in ambito sociale, perché quando mancano il sapere e la capacità di analisi, si diventa facile bersaglio di chi comanda. Pedine da muovere sulla scacchiera per “battere” gli avversari a suon di propaganda.
Quindi, una cosa che manca è la cultura.
Lo si vede nella maleducazione imperante. La cultura è educazione.
Ecco qual è il problema di oggi. L’ignoranza amplifica la maleducazione di chi si sente anche geniale nell’affermare che Salvini se l’è cercata.
Se qualcuno gli sparasse, chiederebbero la grazia per l’assassino.
Perché i loro cervelli sono a tal punto anchilosati e disabituati alla conoscenza e al rispetto dell’opinione altrui, che la nozionistica con cui sono stati riempiti ha causato un corto circuito a livello educativo. Sono disumani al servizio della causa: annientare l’avversario.
Un processo culturale al contrario, in cui si esaltano l’ignoranza, l’intolleranza, l’anti democrazia e il fascismo. Per poi accusare chiunque la pensi diversamente di essere fascista, sbagliato. Da cancellare.
Ecco, oggi assistiamo a una sorta di guerra santa, in cui molti simpatizzanti delle sinistre, e anche tanti tifosi pentastellati a cui non importa nulla dei programmi e delle istanze, si credono messaggeri di Dio. Essi devono sradicare il male e gli infedeli dal Paese, per far prevalere il bene. Ovviamente, il loro credo.
Allevati con l’odio nei confronti dei vari Salvini, che essi vedono come Satana solo perché non sono in grado di rispettare un pensiero ostile al loro.
Perciò, è naturale che in una situazione intellettiva tanto disperata trovino normale affermare che “Salvini in fondo se l’è cercata.”
Se ci fossero ragionamento, cultura, educazione e stile… Insomma, se fossero dotati di un cervello grande abbastanza per contenere un conetto tanto grande qual è l’uomo e il rispetto dell’altro, si accorgerebbero di quanto facciano schifo.